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Nessuno è un grand'uomo per il proprio domestico. Forse si sarebbe dovuto tenerne conto quando, in occasione della grande mostra del 1977 dedicata a Marcel Duchamp al Centre Georges Pompidou di Parigi, fu deciso di pubblicare i ricordi di Lydie Fischer Sarazin-Levassor che, per pochi memorabili mesi, di Marcel Duchamp fu la moglie. Quello che risulta dalla prosa diretta, spesso concitata, della brava signora, che neppure i tanti anni trascorsi e un secondo, più felice matrimonio, erano riusciti a placare, è la personalità dell'artista nei suoi aspetti più intimi, non sempre edificanti. Il testo, riprodotto con scrupolo filologico, racconta una storia in bilico tra il patetico e il grottesco, popolata da imprudenti debuttanti, ricchi borghesi accaniti a difendere reputazione e patrimonio, artisti scrocconi, ereditiere americane per più versi golose, in una Parigi di lussuosi ristoranti, caffè storici, grandi prime teatrali e cinematografiche all'ombra di personaggi di primo piano, da Picasso a Man Ray, da Cocteau a Brancusi a Picabia, da Kiki de Montpamasse a Yvonne George. Al corrente di tutto, Lydie Fischer Sarazin-Levassor sa come sono andate davvero le cose e continuamente si ha voglia di compatirla. Le si è comunque grati dei suoi spesso involontari, ma irresistibili risultati di umorismo.